Tony Oursler
OPEN OBSCURA
19.03 - 12.06.2011
ousler

Il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ha presentato la mostra TONY OURSLER. OPEN OBSCURA, curata da Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni.
La mostra presentava un’ampia selezione di lavori, tra cui alcune grandi installazioni realizzate da Oursler. Questa di Milano, che ha aperto in concomitanza con l’edizione di MiArt 2011, è stata una delle più ampie antologiche dedicate al noto artista americano, considerato dalla critica di tutto il mondo una figura di spicco della storia recente della video arte e definito l’ideatore della video-scultura. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dai più grandi musei d’arte moderna e contemporanea internazionale, dal MOMA di New York alla Tate di Londra.
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Tony Oursler è tra gli artisti più innovativi e sperimentali tra quelli che utilizzano il video come mezzo espressivo, convinto che le immagini in movimento, più di quelle statiche, siano estremamente rappresentative della nostra cultura contemporanea. Grazie a lui la video arte si è affrancata dai limiti specifici dello schermo televisivo e dell’immagine proiettata su una superficie uniforme, interagendo in maniera originale con la scultura vera e propria e con il pubblico. La sua arte non si limita cioè a esprimersi attraverso l’immagine video in senso stretto, ma utilizza e sovrappone scultura, design, installazione e performance.
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Il lavoro dell’artista, fin dagli inizi della sua carriera, è dominato da temi quali la violenza, il rapporto con i media, le droghe, le malattie mentali, la cultura pop, la compulsione consumistica, il sesso, l’inquinamento. L’analisi di Oursler si concentra su come tutto questo incida sulla fisicità dell’uomo e sulle relazioni sociali e interpersonali.
Negli anni Novanta, le sue istallazioni includevano sculture-screens (proiezioni su sculture): visi deformati che declamavano monologhi dai risvolti intimisti e in qualche modo deliranti venivano proiettati su volumi irregolari, ma anche su bambole, alberi o nuvole di vapore. Questa serie, intitolata Talking Heads, si è poi evoluta nella serie Eyes (che sarà presentata al PAC in una versione appositamente realizzata e composta da dieci “occhi”), in cui invece l’artista proietta occhi su sfere sparse per lo spazio espositivo. Questi occhi, nei quali si possono vedere pupille che si dilatano, il riflesso dell’iride, il battito delle palpebre, sembrano fissare lo spazio o osservare il visitatore. Questo scambio di sguardi inquietanti tra l’opera e il suo pubblico, il ridurre simbolicamente l’uomo a un occhio, è uno dei temi centrali dell’opera dell’artista americano, imperniata sul rapporto dell’individuo con una dimensione virtuale nella quale si confondono i confini tra realtà e finzione.
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Tony Oursler affronta questioni condivise da artisti a lui vicini, primo tra tutti Mike Kelley, con il quale ha fondato il gruppo punk-rock The Poetics e condiviso la volontà di “creare un guasto nella cultura estetica.” Artista trasversale e poliedrico, voluto da David Bowie per la performance del concerto 50th Birthday Bash al Madison Square Garden del ‘97, Oursler ha dimostrato fin dall’inizio l’interesse per la musica e le interazioni possibili con quest’ambito espressivo attraverso il video: alcune importanti collaborazioni con musicisti di fama internazionale sono stati visibili in mostra.
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Al PAC è stata presentata tra l’altro una serie di installazioni ispirate all’esplorazione dello spazio cosmico in relazione all’immaginazione della cultura popolare (Cosmic Cloud e Purple Dust), ai disagi mentali rappresentati in chiave super–pop (come Crunch e Sss). Tra le grandi installazioni c’era Lock 2,4,6 appositamente rielaborata dall’artista per il PAC utilizzando alcune installazioni del 2009 che hanno una inusuale capacità di coinvolgere il pubblico. Questi lavori sono stati affiancati da altri recentissimi. Il primo è un progetto che Oursler ha realizzato per l’Adobe Virtual Museum (The Valley, 2010). Attraverso alcune postazioni multimediali il pubblico ha avuto l’opportunità di interagire con la mostra digitale con cui l’artista ha inaugurato il museo virtuale di Adobe.
Il secondo è la serie Peak (2010), microsculture costituite da proiezioni su assemblaggi di oggetti e materiali grezzi, quali vetri, metalli, argilla. Anche in questa recente serie l’artista ha sviluppato la sua esplorazione circa i modi in cui la tecnologia incide sulla psiche umana.
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L’attività espositiva annuale del PAC è stata realizzata grazie al sostegno di TOD’S.
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La mostra è stata promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e prodotta da PAC, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE e MiArt su progetto di Madeinart e realizzata anche grazie al contributo di UniCredit.
Le attività didattiche per il pubblico, ideate e organizzate da MARTE, sono realizzate con il contributo del Gruppo COOP Lombardia.
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TONY OURSLER (1957) è nato a New York, dove vive e lavora. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni dei maggiori musei del mondo, tra cui MOMA New York, Whitney Museum, Metrpolitan Museum of Art, Musèe d’Orsay, Centre Georges Pompidou, Tate Gallery London, MoCA Chicago, LACMA Los Angeles, Eli Broad Family Foundation Los Angeles, Hirschorn Museum Washington, National Museum of Osaka, Staatsgalerie Moderner Kunst Munich e altri.
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