Christian Boltanski
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18.03 - 19.06.2005
boltansky

La bella e intensa mostra di Christian Boltanski, celebrata dalla stampa e dalla critica come l’evento artistico della primavera milanese 2005, è stata visitata da più di 15.000 persone.

 

Christian Boltanski è l’artista francese (Parigi, 1944), oggi riconosciuto come uno dei più grandi artisti contemporanei, è ritornato in Italia con una mostra dedicata alla dimensione temporale, al trascorrere del tempo e alla sua percezione. L’evento si è svolto allo spazio espositivo milanese PAC dal 18 marzo al 19 giugno 2005 è curato da Jean-Hubert Martin.

 

Le opere presenti al PAC nel 2005 sono state costruite per permettere al visitatore di entrare in contatto con la personale elaborazione estetica del concetto di tempo elaborata da Boltanski durante tutta la sua attività artistica: non sviluppo storico, ma fragile e instabile passaggio, fine inesorabile e scorrere decadente. Il linguaggio artistico di Boltanski è concettuale come è concettuale l’arte funeraria di molte culture: un sistema di semplici segni e di suoni ripetitivi per dare forma all’inarrestabile flusso del tempo e quindi all’improrogabile appuntamento con la morte. Gli oggetti che Boltanski impiega nelle sue installazioni sono trattati come marionette, non sono usati per essi stessi, per la loro forma o per ciò che rappresentano, ma piuttosto per la loro arcana capacità di evocare e richiamare alla mente avvenimenti passati, strappandoli così all’oblio, alla dimenticanza.
Opere che si focalizzano sull’ultimo grande dubbio dell’uomo, che sprofondano nella paura della fine, sempre minacciosa all’orizzonte. E’ la sensazione del passaggio, della precarietà effimera dell’esistenza, è la domanda insoluta sul senso della nostra presenza.

 

Nella mostra milanese sono stati quindi affrontati due temi fondamentali per tutto il genere umano:
- il trascorrere del tempo è percepibile con forza e crudezza in diversi modi, dall’opera sonora Horloge Parlante che con una voce sintetizzata scandisce ininterrottamente l’orario, all’opera video Entre temps che propone in sequenza le immagini fotografiche del volto di Boltanski nelle diverse tappe della sua vita, o ancora dal video interattivo 6 septembre che ci presenta ad alta velocità consequenziale i fatti accaduti ogni 6 settembre, giorno di nascita dell’artista, con possibilità però di selezionarne uno da analizzare, da ricordare. I suoi lavori tendono essenzialmente a richiamare alla mente il passato, evidenziandone le tracce e l’azione sacralizzante;
- il tema della scomparsa, della morte viene evocato non solo da fotografie, ma anche dall’inequivocabile e lapidaria opera TOT (“morto” in tedesco) scritta a parete con l’impiego di lampadine luminose.

Il tempo – che siano pochi giorni o una vita intera - avvalora l’intento di documentare la realtà quale essa sia, comune, quotidiana, ripetitiva, assumendo il sapore della Memoria.
Una mostra quindi di grande impatto, una sorta di memento mori dove la verità apparente delle cose fatta di istantaneità e transitorietà si ribalta nel suo opposto complementare e immerge i visitatori nell’implacabile fluire del tempo. Un trascorrere leggibile però solo attraverso la lente soggettiva del Ricordo.
L’esposizione è stata accompagnata da un raffinato libro d’artista pubblicato da Charta.

 

In occasione della personale di Boltanski, la Sezione Didattica del PAC ha organizzato delle iniziative realizzate con il sostegno del Gruppo COOP Lombardia. In programma inoltre la rassegna PACinConcerto e Appuntamenti contemporanei: conferenze e letture legate alle tematiche della mostra e visite agli studi di artisti, infine Apriti PAC!
La mostra è stata realizzata con il sostegno di TOD’S.

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