Armin Linke
L'APPARENZA DI CIÒ CHE NON SI VEDE
16.10.2016 - 08.01.2017
Armin cover

a cura di Ilaria Bonacossa e Philipp Ziegler

 

In occasione della 12a Giornata del Contemporaneo dedicata all’arte italiana, il PAC presenta L’apparenza di ciò che non si vede, una mostra concepita come processo di attivazione attraverso il dialogo dell’archivio fotografico di Armin Linke  (Milano, 1966). L’artista ne ha impostato la struttura, invitando vari teorici provenienti da diversi ambiti di ricerca a vagliare un ampio campione della sua opera fotografica. Leggendo le immagini alla luce del proprio quadro teorico, ciascuna/o di loro ha prodotto una selezione, che illustra la sua specifica visione della società contemporanea.

 

Queste selezioni entrano nella mostra organizzate come una mutevole topologia di dialoghi, trasformandosi in relazione all’architettura modernista del PAC.

 

La mostra propone più di centosettanta immagini fotografiche accompagnate da testi e audio, selezionate tra le oltre ventimila fotografie che compongono l’archivio di Armin Linke. Da più di vent’anni l’artista viaggia per il mondo con l’intento di fotografare gli effetti della trasformazione globale delle infrastrutture e l’interconnessione della società postindustriale attraverso l’informazione digitale e le tecnologie della comunicazione. La sua opera può essere considerata un giornale di bordo dei profondi cambiamenti economici, ambientali e tecnologici che modellano il nostro mondo basato sui dispositivi.

 

Per le cinque installazioni del progetto presentate nel 2015/16 allo ZKM (Centro per l’arte e la tecnologia dei media) di Karlsruhe sono stati invitati a dialogare con l’archivio fotografico di Armin Linke gli studiosi: Ariella Azoulay (Tel Aviv, 1962), Bruno Latour (Beaune, 1947), Peter Weibel (Odessa, 1944), Mark Wigley (Palmerston North, 1956), Jan Zalasiewicz (Manchester 1954). Alla mostra del PAC di Milano si aggiungono i contributi di Franco Farinelli (Ortona, 1948), Lorraine Daston (East Lansing, Michigan, 1951) e Irene Giardina (Catania, 1971) e una nuova installazione dei precedenti interventi.

 

Il progetto e la sua struttura mettono a tema la leggibilità dell’immagine fotografica e l’approccio soggettivo a questioni globali, tenendo conto della natura individuale di metodologie e interessi di ricerca.

 

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