STORIA

La storia del PAC inizia nel 1947 quando il Comune di Milano, in cerca di un nuovo spazio per le collezioni delle Civiche Raccolte del XX secolo, individua le ex-scuderie della Villa Reale, distrutte dai bombardamenti del 1943. La Villa Reale era già sede della Galleria d’Arte Moderna (GAM) dal 1921, ma gli spazi erano insufficienti ad ospitare l’arte più recente e, in prospettiva, un museo per l’arte contemporanea in potenziale crescita.

I progetti proposti per ristrutturare l'area rispondevano a due filosofie opposte: la prima era favorevole ad una fedele ricostruzione del precedente complesso architettonico e prevedeva solo l’adattamento dello spazio interno; la seconda proponeva la costruzione di un fabbricato del tutto nuovo, pensato in funzione dei bisogni di un museo.

Nel marzo del 1948 viene selezionato il progetto firmato dall'architetto Ignazio Gardella, che concilia i due punti di vista: massima disponibilità e flessibilità dello spazio interno, con la possibilità di dosare e differenziare la luce degli ambienti, e un nuovo edificio che occupa la stessa area dei rustici originali ripensati però su tre livelli. Il risultato è uno spazio architettonico che può essere diviso e articolato senza perdere l'unità ambientale originale.

Il Padiglione inaugura nel 1954 come sede per le collezioni civiche del XX secolo. Quasi subito però coglie le esigenze di apertura verso l’estero che dopo la guerra investono il mondo della cultura e dell’arte. Alla destinazione museale degli spazi si alterna così fin da subito l’attività espositiva temporanea, che inizia con una monografica di Georges Roualt.

Dopo un lungo periodo di chiusura per restauri, nel 1979 il PAC riapre abbandonando definitivamente il ruolo museale a favore di mostre temporanee che indagano l’arte del XX secolo e le nuove sperimentazioni con l’obiettivo di acquisire opere per completare le collezioni civiche. La duttilità dei suoi spazi consente al Padiglione di adattarsi come luogo sensibile in sintonia con esperienze artistiche eterogenee, come contenitore non invasivo e interlocutore coinvolto, spesso oggetto di intervento da parte degli artisti.

Nel 1993 un attentato di matrice mafiosa distrugge il PAC, in un momento storico di fondamentale impegno del Paese nella lotta alla mafia: un inedito e clamoroso attacco ai simboli della cultura e dell’arte in Italia che ha coinvolto anche altre città italiane – gli Uffizi a Firenze , San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro a Roma. Verrà ricostruito da Ignazio Gardella nel 1996 secondo il progetto originario, con fondamentali migliorie tecniche che lo avvicinano agli spazi espositivi all’avanguardia.

Nel 2003 il PAC contribuisce alla fondazione di AMACI, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con l’obiettivo di condividere esperienze ed energie per promuovere l’arte contemporanea in Italia insieme con gli altri musei e spazi impegnati sul territorio nazionale.

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