C’è chi l’ha voluto completamente buio. Chi destrutturato. Chi illuminato solo con luce naturale. C’è chi ha dipinto intere pareti, chi le ha bucate, cesellate, macchiate di sangue, chi ha murato intere stanze e ci ha permesso soltanto di spiare all’interno. Alcuni hanno oscurato le grandi vetrate che guardano il giardino, altri hanno segnato per sempre la facciata. Alcuni l’hanno riempito di odori, altri di suoni.
Sono tante le forme che il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ha preso in questi anni perché, simile alle kunsthalle europee, è stato progettato per avere una struttura agile e adattabile alle esigenze degli artisti. Ogni volta che il PAC ne incontra uno si trasforma, lo accoglie cambiando pelle.
Ma se l’arte contemporanea è specchio del nostro tempo, anche il PAC non può evitare di confrontarsi con i cambiamenti, i contrasti, le rivoluzioni culturali e sociali che negli ultimi anni hanno investito tutti noi. E come spesso accade in queste situazioni, arriva un momento in cui, per farsi le giuste domande sul futuro, è utile ripartire da sé stessi.
Così domenica 6 marzo 2016, in occasione del secondo Educational Day promossa da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, il PAC ha scelto di mostrarsi nudo, per quello che è, senza opere d’arte, abbellimenti né trucchi. E nudo raccontare la sua storia.
Anche quest’anno infatti i musei AMACI di tutta Italia apriranno le porte per una giornata di attività gratuite – a cura dei Dipartimenti Educativi dei Musei associati e promossa dall’Associazione– interamente dedicata ad avvicinare, conoscere e dialogare con il pubblico dell’arte contemporanea.
Progettato da Ignazio Gardella nel 1949 e aperto nel 1954, il PAC è stato uno dei primi esempi in Italia di architettura pensata unicamente per l’arte contemporanea. Un monumento al moderno, che dialoga timidamente con la città attraverso la grande e luminosa vetrata che si affaccia sullo splendido giardino all’inglese – il primo a Milano - della Villa Reale.
Il pubblico sarà guidato eccezionalmente dallo studio Gardella che racconterà le sfide e il senso della realizzazione di uno spazio per l’arte nel contesto degli anni Cinquanta, fino al dilemma della ricostruzione, condotta da Ignazio Gardella con il figlio Jacopo dopo l'attentato del 1993, che distrusse l’intero edificio. Insieme con il Dipartimento Educativo del PAC, l’incontro svelerà anche i retroscena e gli aneddoti del lavoro con gli artisti attraverso le installazioni, le performances e gli interventi site specific nati in relazione agli spazi.
Un'occasione unica per riscoprire il senso di un luogo che appartiene a Milano, distrutto e poi ricostruito, sotto la cui pelle vivono ancora interventi di artisti internazionali stratificati negli anni, da Emilio Vedova a David Tremlett, da Daniel Burain a da Richard Long fino a Carlos Garaicoa.
Durante l'attività, il pubblico avrà inoltre la possibilità di partecipare all'opera d’arte OSMOSIS, commissionata da AMACI all'artista Valerio Rocco Orlando e focalizzata sulla fruizione dei diversi e potenziali pubblici dei 25 musei associati, attraverso la relazione con l'istituzione culturale e i suoi spazi espositivi. Obiettivo dell’opera è indagare il senso di ogni museo calato nel contesto della propria città, analizzando la presenza di un sentimento di appartenenza rispetto all'arte contemporanea, i cui linguaggi vengono spesso percepiti con difficoltà nel nostro Paese.
Il pubblico del PAC sarà quindi invitato a condividere i propri ricordi legati allo spazio e alle mostre che ha visitato e a rispondere ad alcune domande chiave, per attivare uno scambio tra artista, pubblico e istituzione, che formalmente si concretizzerà nella restituzione scritta di una partecipazione attiva.
INFO
Durata 60 minuti circa.
Gli incontri saranno guidati e gratuiti.
Si consiglia la prenotazione T 3395713185
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