Chiude la serie di monografiche d’autore della mostra GLITCH il lungometraggio The Lack dei Masbedo, presentato quest'anno al festival di Venezia come evento speciale della Mostra in collaborazione con le Giornate degli Autori.
The Lack coniuga il linguaggio della video-arte con l'esplorazione di un progetto cinematografico. Il film nasce da un’attenta pre-visualizzazione degli ambienti che privilegia quel senso di dispersione e di limite estremo congeniale ai due artisti. L'impatto visivo è dominante, ma si intreccia anche con una ricerca del suono come matrice percettiva degli ambienti, creando una dinamica snervante tra silenzi malinconici e presa diretta della natura circostante. Un film denso di immagini immerse nel suono.
Il film si organizza attorno a quattro variazioni sul tema della "mancanza", rappresentate da sei personaggi femminili. Ognuna di loro è immersa in una propria natura silenziosa e primitiva. Non ci sono comparse, nessuno accompagna la solitudine di queste donne. Ciascuna, a modo suo, affronta il freddo, la fatica, l’eccesso di luce e buio e si relaziona con un altro principale attore del film: la Natura.
Eve affronta il dolore dell’abbandono. L’ossessione d’amore lascia spazio a una ribellione in cui il gesto violento trova la sua capacità di rinascita in una natura sublime, bellissima e matrigna.
Il viaggio reale e onirico di Xiù culmina nel momento in cui riporta con fatica e coraggio un faro proiettore nell’isola disabitata, che un tempo fu testimone di una famosa sparizione cinematografica. In una terra lunare, immersa in scenari apocalittici nei quali convivono centrali geotermiche e territori arcaici, due donne affrontano il sentimento difficile e necessario del distacco, compiendo il passaggio da uno stato conosciuto verso una dimensione inesplorata. Una deriva che lascia aperto uno spiraglio di rinascita e speranza. Infine Sarah, che ripercorre il suo viaggio interiore, attraverso le sue visioni. In una seduta psicanalitica, cerca di ricomporre i pezzi della sua esistenza frantumata e di colmare il suo vuoto.
Al termine della proiezione un breve talk con gli artisti.
DURATA: 76'
INGRESSO: fino ad esaurimento posti previo acquisto del ridotto speciale mostra € 4 (dal 3 dicembre in prevendita online) / gratuito per i possessori dell'abbonamento GLITCH.
ASPETTANDO IL FILM: INTERVISTA CON GLI ARTISTI
a cura di Angela Maderna, in collaborazione con ZERO
Lavorate da sempre con il video, ma quando nasce la volontà di avvicinarsi molto di più alla Settima arte, dato che non è la prima volta che partecipate a festival del cinema come quello di Venezia?
Masbedo: Da anni ormai partecipiamo a film festival, però cerchiamo di non fare distinzioni. Crediamo in un progetto visivo e per noi che si tratti di video arte o di una forma espressiva più vicina al cinema non è importante; quello che c’interessa è proprio che dalla complessità si possano miscelare tante discipline artistiche che per noi sono importanti, come la scrittura, la fotografia, la performance, la musica, il sound design, il lavoro con gli attori. Anche nel mondo delle nostre videoinstallazioni c’è un linguaggio molto cinematografico a livello d’inquadrature, o nell’utilizzo dell’estetica quale elemento attrattivo, la messa in scena. Una delle cose più importanti del nostro lavoro è la tensione molto forte tra la voglia di mettere in scena qualcosa, con un atteggiamento più teatrale e cinematografico, e il fatto che in verità si tratti di performance filmate, con un margine di errore, con un atteggiamento più artistico. Lì in mezzo siamo noi, viviamo in quella tensione.
Come mai decidete d’indagare il tema della mancanza da un punto di vista femminile?
Masbedo: Quando dico femminile intendo il lato femmineo di ognuno di noi, quello che ha un alfabeto più stratificato e profondo e forse, a livello psicanalitico, è il lato più interessante di ogni persona. Abbiamo sempre lavorato sul tema della relazione uomo-donna e dei conflitti, perché crediamo che all’interno di quel mondo relazionale si nascondano molto bene le pulsioni distruttive, le nevrosi della società, il disagio della civiltà. Il mondo della relazione è la vita.
Trattate il paesaggio, la “natura sublime”, come un terzo attore. Ci sono paesaggi bellissimi nel film; ci raccontate della ricerca delle location?
Masbedo: Questo film non nasce in scrittura, ma in una pre-visualizzazione dell’immagine. Il primo attore scritturato è stata proprio la natura. Conoscevamo bene l’Islanda perché lavoriamo lì dal 2008 e siamo andati a scegliere luoghi per noi necessari, perché capaci di creare una tensione performativa con le attrici. In una situazione così difficile, con nature così scomode – serre galleggianti, fumi, geyser, terre laviche – non c’è la condizione ideale per facilitare la recitazione. Al contrario, la natura ci è servita per aumentare la tensione performativa. Se vedi uno still puoi pensare si tratti di una bella immagine, patinata, ma è un inganno. Lo diciamo da 15 anni.
In questo momento avete in corso anche una mostra personale alla Fondazione Merz.
Masbedo: Sì, una mostra di cui siamo molto orgogliosi, prima di tutto perché difficile e dura, poi perché sta attraendo tantissimo pubblico e questo ci dà grande soddisfazione. È una mostra che riassume 15 anni del nostro lavoro, a partire dal primo del 2002 per arrivare all’ultimo realizzato il giorno dell’inaugurazione, durante una performance.
Progetti per il futuro?
Masbedo: Nel 2015 chiuderemo questo grande progetto di 2 anni che è “Il flauto magico”, all’Arena di Verona, dove realizzeremo tutte le scenografie. Sarà una versione contemporanea nella produzione invernale dell’Arena al Teatro Filarmonico di Verona.
Poi c’è un progetto di 24 video, che diventeranno una performance unica.
Un progetto prodotto da Jan Fabre per il suo spazio Troubleyn ad Anversa.
E poi siamo soddisfatti del fatto che “The Lack” stia andando in tantissime città e festival: Reykjavík, Copenaghen, Budapest, Bratislava e Barcellona.
Alcuni dei vostri film preferiti?
Masbedo: Ti posso dire che il nostro mondo è quello di cineasti come Lars Von Trier e Terrence Malick. Poi ci sono dei registi come Leos Carax che ci piacciono molto.
Un film d’artista che trovate geniale e che consigliate di vedere?
Masbedo: Vincent Dieutre ha diretto un film meraviglioso costituito da immagini di una lettera che lui scrive al suo compagno. Si chiama “Bologna Centrale”.
Un’ultima domanda, perché so che abbiamo condiviso una passione: l’Inter di Mourinho…
Masbedo (Nicolò Massazza): Sono un interista cronico. Siccome nel lavoro cerchiamo di portare sempre elementi che tentino di rompere lo strato superficiale per entrare in profondità, so che una vita così sarebbe impossibile e allora sono innamorato di certe cose della leggerezza e una di quelle, anche se pesantissima, è l’Inter, un’altra pulsione distruttiva. Una delle mie follie. Sono un lacaniano convinto e tutte le domeniche vado a vedere l’Inter con la maglia con scritto dietro Jacques Lacan n. 1 e la gente dice “ma chi è Lacan? Non me lo ricordo” e non c’è uno che ci abbia chiesto chi sia Lacan. È un omaggio a Lacan che è il mio maestro e alla mia squadra.
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MASBEDO sono Nicolò Massazza (1973, Milano) e Iacopo Bedogni (1970, Sarzana). Vivono e lavorano a Milano. Nel 2013 presentano la video installazione Ash al Leopold Museum di Vienna per la mostra Clouds. Landscapes from Romanticism to the Present. Espongono a Bologna alla Pinacoteca Nazionale, in collaborazione con il Mambo Museo d’arte moderna, una mostra personale e realizzano una video-performance per la manifestazione ArtCity a cura di Gianfranco Maraniello. Nel 2012 svolgono una serie di video-performance in musei d’arte contemporanea (Centro Luigi Pecci a Prato) e istituzioni (Festival RomaEuropa e Ambasciata d’Italia a Berlino durante la 7. Biennale d’arte). Con l’ensamble Sentieri Selvaggi e con la partecipazione straordinaria dell’attrice Fanny Ardant presentano a Milano (Teatro Strehler) e a Roma (Teatro Palladium) una videoaudio performance tratta da Le Remède de Fortune di Guillaume de Machaut. Sempre nel 2012 espongono al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e partecipano alla sezione Giornate degli Autori alla 69. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e al Reykjavik International Film Festival. Nel 2011 presentano con la galleria Noire Contemporary Art nella sezione Art Unlimited della fiera d’arte di Basilea la video installazione Kreppa Babies e nello stesso anno espongono al MAXXI di Roma. Nel 2010 vincono il Premio Cairo e presentano il cortometraggio Distante un padre al Forum Mondiale delle Nazioni Unite presso il Museo d’Arte Contemporanea di Rio de Janeiro. Nel 2009 partecipano alla 53. Biennale d’arte di Venezia. Da diversi anni partecipano a svariati Film Festival, tra i quali Venezia, Locarno, Roma, Istanbul, Lisbona, Atene, Miami e Reykjavík. Nel 2007 si aggiudicano il premio della critica con l’opera 10 Insects To Feed al Trieste Film Festival e nel 2006 vengono selezionati a Locarno quali unici video-artisti per la prestigiosa Piazza Grande durante il Film Festival. Dal 2002 collaborano con lo scrittore francese Michel Houellebecq con il quale scrivono e producono le opere 11.22.03 e Il mondo non è un panorama, video d’arte con la recitazione dell’attrice premio Oscar Juliette Binoche, presentato in anteprima al Grand Palais di Parigi. Loro opere sono state acquisite dalle più importanti collezioni private europee e da collezioni pubbliche: GAM Galleria d’Arte Moderna di Torino, MACRO Museo di Arte Contemporanea di Roma, DA2 Museo di Arte Contemporanea di Salamanca, CAAM Centro Atlantico di Arte Moderna di Las Palmas, Junta de Andalucia, CAIRN Centro di Arte Contemporanea di Digne, Tel Aviv Art Museum.
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