ARTE RELIGIONE POLITICA. INCONTRI RAVVICINATI DAI CINQUE CONTINENTI
08.07 - 18.09.2005
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Estate 2005: il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ha proposto una mostra dedicata ad Arte religione politica, curata da Jean-Hubert Martin.
Le tre principali espressioni delle culture e delle civiltà umane sono state rappresentate in un'unica esposizione, che ha visto la partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutti e cinque i continenti. Un’introduzione sulle radici storicamente cristiane dell’arte occidentale, concentrata nella prima sala, è stata affidata alle opere di sei grandi protagonisti della scena contemporanea: Joseph Beuys, Dan Flavin, Lucio Fontana, Yves Klein, Hermann Nitsch e Antoni Tàpies.

 

Nelle sale successive sono stati esposti i lavori di interessanti e soprattutto eterogenei artisti di culture lontane dalla nostra, non solo geograficamente, ma anche ideologicamente. Ogni cultura contiene un miscuglio di intuizioni profonde, di sapere accumulato da millenni, di saggezza popolare, di valori etici e di credenze spirituali. Il duo francese Art Orienté objet (Benoît Mangin e Marion Laval-Jeantet) votato alla denuncia del cinismo umano; il cubano José Bedia, creatore di un antropomorfismo afro-cubano; l’ivoriano Frederic Bruly Bouabré impegnato a svelare l’Africa oltre ogni confine; il brasiliano Mestre Didi, leader spirituale della comunità Nagô; la dominicana Charo Oquet, studiosa di cosmogonie animiste; il giapponese Kazuo Shiraga, monaco buddista del gruppo Gutai; il beninese Cyprien Tokoudagba coinvolto nell’adattamento su tela di primitivi murales; quattro esponenti dell’ancestrale arte aborigena australiana – Anatjari Tjakamarra, Old Walter Tjampitjinpa, Ronnie Tjampitjinpa, Mick Namarari Tjapaltjarri – e, sempre dal deserto australiano, i Warlukurlangu, associazione di artisti dello Yuendumu. L’arte si arricchisce per integrazioni e contatti tra realtà diverse, a testimonianza dell’ormai superata convinzione di un orientamento “occidentale-centrista” della cultura umana.
Tutti gli artisti hanno portato al PAC una selezione di loro lavori, alcuni dei quali molto spettacolari, che rimandano al problematico rapporto tra arte, religione e politica, vissuto da questi nuovi protagonisti dell’arte contemporanea in modi diversi. José Bedia e Charo Oquet hanno allestito per l’occasione anche due installazioni site specific

 

Un’esposizione impegnativa e ambiziosa, che si propose due obiettivi principali. Da un lato si è consolidata la tendenza del PAC a proporre al grande pubblico nuovi artisti, alcuni dei quali mai visti prima in Italia; dall’altro si è cercato di capire meglio come la Religione, plurisecolare e incontrastato spirito guida degli esseri umani, e la Politica, attuale dominatrice di popoli, si stanno contendendo, in questi ultimi anni, il fertile terreno dell’Arte.

 

Il catalogo è stato realizzato dalla casa editrice 5 Continents Editions.

 

La mostra è stata realizzata con il sostegno di TOD’S. La mostra è stata accompagnata da iniziative realizzate con il sostegno del Gruppo COOP Lombardia. Si sono tenute inoltre conferenze sul tema, e la settima rassegna di PACinConcerto, con un programma di cinque concerti di musica contemporanea legati ai contenuti della mostra.

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