FRANCESCO LO SAVIO
02.03 - 30.04.1979
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a cura di Germano Celant
 

Dopo un lungo periodo di chiusura per lavori di adeguamento il PAC riapre ripensando il suo ruolo all’interno di una città come Milano, che già si sentiva europea. L’urgenza era chiara: farne un luogo di ricerca, sperimentazione, in dialogo con altre istituzioni internazionali, aperto agli stimoli del contemporaneo e che attraverso la cultura svolgesse a tutti gli effetti la funzione di spazio pubblico. La programmazione viene affidata a Zeno Birolli, Germano Celant e Vittorio Gregotti.

 
Ed è proprio Celant a curare per la riapertura, fissata il 2 marzo, una retrospettiva dedicata a Francesco Lo Savio, una delle personalità tra le più problematiche dell'avanguardia postinformale italiana, riconosciuto accanto a Piero Manzoni come uno dei maggiori protagonisti dell’apertura europea dell’arte italiana. Lo Savio era stato un artista in anticipo sui tempi e il suo lavoro fu valorizzato solo dopo la sua morte, avvenuta a 28 anni a Marsiglia dove il giovane artista si tolse la vita gettandosi da un balcone dell’Unité d’Habitation di Le Corbusier. Alcune sue opere erano state incluse a Documenta IV a Kassel (1968) e alla XXXVI Biennale di Venezia (1972), ma la mostra al PAC fu la prima ad raccogliere tutta la sua produzione tra il 1958 e il 1963: Dipinti, Metalli, Filtri, Articolazioni che segnarono il momento di passaggio dalla pittura logica alla scultura minimale e concettuale, insieme ai progetti architettonici ed urbanistici. Nel percorso anche le sue Articolazioni totali: cubi realizzati con lastre di cemento bianco opaco, aperti su due lati, da cui il visitatore rimaneva come escluso.
 

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