Omaggio a Pierre Restany
Nouveau Réalisme
07.11.2008 - 01.02.2009
Nuveau Realisme_Foto Mario Tedeschi 2009_061

Milano doveva un omaggio a Pierre Restany (1930-2003), in quanto il grande critico francese aveva trovato nel capoluogo lombardo una sua seconda patria, forse più ospitale della stessa Parigi. Infatti, grazie all’amicizia con Guido Le Noci e alla galleria Apollinaire da lui gestita, tutte le proposte critiche di Restany erano approdate tempestivamente a Milano, inoltre egli aveva ottenuto l’incarico della rubrica dell’arte sulla prestigiosa rivista “Domus”, passando in seguito a dirigere anche un’altra rivista milanese, “D’Ars”. E famosi sono pure i suoi soggiorni con ritmo quindicinale presso l’Hotel Manzoni.

Il modo migliore di onorare Restany è sembrato quello di ricordare la sua maggiore impresa critica, il Nouveau Réalisme appunto, di cui Milano, confermando ancora una volta quasi un diritto di prelazione su quel movimento, aveva festeggiato nel 1970 il primo decennale dalla nascita, con eventi spettacolari di cui ancora si conserva grande memoria. È vero che proprio in quell’occasione i membri del gruppo ne avevano decretato la morte, ma in seguito quasi tutti hanno continuato a lavorare nel medesimo solco, producendo in genere opere più impressionanti per mole e qualità. E dunque si è ritenuto di celebrare il critico e il movimento in una specie di proiezione sul presente, con ottime possibilità competitive anche rispetto a quanto avviene oggi sulla scena mondiale, in un proseguimento della sfida tra Europa e USA di cui appunto il comparire del Nouveau Réalisme era stato la prima avvisaglia.

Dei tredici artisti che avevano composto il gruppo nella sua formazione più completa, qui ne sono stati presentati undici, escludendo Yves Klein, in quanto morto ante 1970, e Martial Raysse perché forse l’unico che ha preso altre vie. Erano presenti invece le magnifiche compressioni di César nate proprio come Suite milanese, assieme a una superba Espansione di proprietà delle collezioni comunali. Di Arman è comparso un completo repertorio, tra accumulazioni, collere, tagli. Daniel Spoerri ha innalzato una selva barbarica di Idoli di Prillwitz, di Jean Tinguely il Museo che Basilea gli ha dedicato ha offerto un’opera colossale e riassuntiva, affiancata da un significativo repertorio delle immagini volutamente kitsch apprestate da Niki de Saint Phalle. I décollagisti, François Dufrêne, Raymond Hains,Mimmo Rotella, Jacques Villeglé, erano presenti al gran completo, ma anche con opzioni che proprio dopo il ’70 sono andate progressivamente diversificandosi e prendendo strade autonome. Di Christo e Jeanne-Claude vi era un’antologia adeguata di quelle loro mappe in cui sono riportate in pianta le maxi-installazioni ambientali. Infine Gérard Deschamps ha dato prova di come si è allargata la sua indagine sugli elementi soffici e di “cattivo gusto” in cui si avvolge la nostra esistenza quotidiana. Molta attenzione è stata data alla rievocazione delle giornate del ‘70, sia mostrando a circuito chiuso l’eccellente documentario girato allora da Mario Carbone, sia allestendo una vasta parete con le mirabili testimonianze fotografiche registrate da Ugo Mulas, mentre un filmato dell’operatore canadese Marc Israël-Le Pelletier ha mostrato Restany all’opera nelle varie sedi della sua industriosa presenza milanese.

Nel catalogo edito da Silvana Editoriale, oltre a un saggio introduttivo del curatore Renato Barilli e due contributi di Marina Pugliese e Diego Sileo, erano presenti anche dieci testimonianze di persone che furono vicine al grande critico in vita, nonché un’antologia di suoi scritti, e immagini a colori delle opere esposte, oltre ai consueti apparati biobibliografici.

La mostra è stata realizzata con il sostegno di TOD’S, e come di consueto si è svolto un programma di attività didattiche per i visitatori organizzate da MARTE snc con il contributo di Gruppo COOP Lombardia.

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