Utopie Quotidiane. L’uomo e i suoi sogni nell’arte dal 1960 ad oggi, a cura di Vittorio Fagone e Angela Madesani
Le opere esposte, circa 100, realizzate da 52 artisti italiani e stranieri, sono testimonianza ed espressione della vita dell’uomo, della sua storia individuale e sociale. La mostra si snoda attraverso un percorso che vede accostati lavori realizzati con le tecniche più svariate, dalla pittura alla scultura, dal video al film d’artista, dalla fotografia all’arazzo. Il fil-rouge che lega gli autori non è una corrente di appartenenza, né una scelta stilistica o una particolare epoca. I lavori, realizzati tra gli anni Sessanta al 2000, testimoniano piuttosto, attraverso percorsi diversi ma talvolta affini, l’aspirazione umana al mito e all’utopia. A partire dalla propria esperienza quotidiana, dalle contraddizioni e dai problemi del proprio universo personale, gli artisti elaborano modelli ideali, appunto utopie quotidiane, che travalicano la quotidianità della loro esperienza e si riflettono sul più ampio mondo esterno. Un’inversione di tendenza si nota, tuttavia, negli anni Novanta e particolarmente in Europa: pur muovendo dalle stesse motivazioni di riflessione e talvolta di disagio, il lavoro degli artisti ritorna il più delle volte ad una dimensione intima. Al centro rimane, comunque, un tema di grande interesse: l’uomo e la sua visione del mondo.
Molti sono gli esponenti di spicco della scena internazionale: l’iraniana Shirin Neshat, segnata dalla sua esperienza di donna esiliata da un paese dominato da una dittatura teocratica, apre uno squarcio sulla condizione femminile; Sophie Calle, Thomas Demand, Beat Streuli riflettono sulle tematiche legate agli spazi di vita e di lavoro, al sonno e alla morte; il coreano Do-Ho Suh ripropone la realtà attraverso oggetti di plastica gonfiabili oppure inventari dell’umanità costituiti da migliaia di statuette e di fotografie di piccolissime dimensioni.
Altri artisti rivolgono la loro attenzione al sociale, mentre Fabio Mauri ricostruisce appositamente per la mostra una stanza della sua casa all’interno di una riflessione sulla manipolazione culturale.
Dalle mitizzazioni antropologiche di Claudio Costa e Michele Zaza al riavvicinamento alla natura di Hamish Fulton, la mostra prosegue con le analisi delle utopie di Cioni Carpi, i video, i film e gli oggetti in un’ottica dalla matrice dichiaratamente politica di Gianfranco Baruchello e l’indagine sul vissuto di una famiglia iraniana a Berlino di Emilio Fantin.
Sono presenti anche artisti come: Michael Badura, che ricostruisce storie di cronaca alla maniera di Rashomon, gli inglesi Gilbert & George che si ritraggono nei grandi lavori fotografici; il concettuale Vincenzo Agnetti, le cui vetrate simboleggiano la natura, il tempo, l’utopia cosmica e spirituale.
E ancora, il russo Alexander Brodsky, vincitore del Premio Milano Europa nel 2001, sulla scia delle grandi ricostruzioni mito-archeologiche dei due decenni precedenti, come quelle dei francesi Anne e Patrick Poirier.
Gli artisti in mostra: Vincenzo Agnetti, Michael Badura, Marina Ballo Charmet, Matthew Barney, Gianfranco Baruchello, Bernd e Hilla Becher, Christian Boltanski, Anna Valeria Borsari, Alexander Brodsky, Sophie Calle, Cioni Carpi, Claudio Costa, Thomas Demand, Bruno Di Bello, Erik Dietman, Do Ho Suh, Öyvind Fahlström, Emilio Fantin, Eugenio Ferretti, Hamish Fulton, Maria Cristina Galli, Mauro Ghiglione, Gilbert & George, Roni Horn, Tetsumi Kudo, Ugo La Pietra, Jean Le Gac, Claudia Losi, Fabio Mauri, Giuliano Mauri, Gérald Minkoff, Shirin Neshat, Muriel Olesen, Antonio Paradiso, Luca Maria Patella, Tom Phillips, Anne e Patrick Poirier, Thomas Ruff, Daniel Spoerri, Beat Streuli, Aldo Tagliaferro, Enzo Umbaca, Franco Vaccari, Franco Vimercati, Richard Wentworth, Rainer Wittenborn, Silvio Wolf, Alberto Zanazzo, Michele Zaza.