Vanessa Beecroft
VB65
16.03 - 05.04.2009
vb-665-1920

 
Quella di Vanessa Beecroft al PAC è stata la prima mostra in uno spazio pubblico milanese della grande artista italiana di fama internazionale formata presso l'Accademia di Belle Arti di Brera agli inizi degli anni Novanta.
 
In mostra una nuova performance dal titolo VB65 appositamente ideata per il PAC, e 16 video di precedenti performances dell'artista ( Genova 1969; vive a Los Angeles), tra cui le più recenti VB61 e VB62, ma anche alcune dei suoi esordi come VB16 e VB35, rieditate su dvd e proposte al pubblico in anteprima mondiale. Un’occasione davvero unica e inedita per vedere insieme un così nutrito gruppo di lavori della star italiana dell’arte contemporanea, molti dei quali mai mostrati prima.
 
La performance VB65
I drammi dell’immigrazione sono al centro di VB65, la prima performance in cui l'artista ha utilizzato solo uomini. Venti immigranti africani stavano seduti a una tavola trasparente di dodici metri come a un’ultima cena, con abiti da sera, smoking, vestiti formali neri eleganti, ma a volte fuori misura, strappati, impolverati o vecchi. Di fronte a un pubblico di invitati mangiavano carne e pane nero senza piatti, senza posate, e bevevano acqua e vino. I commensali sedevano silenziosamente durante la performance. Il pubblico appariva come ospite non invitato alla loro cena. Mangiavano cibo intero, non tagliato. L’immagine ha una sacralità ben evidente e chiari riferimenti pittorici, ma rimanda anche alla cruda realtà che questi uomini vivono ogni giorno nel nostro Paese. Il PAC appariva come la loro casa in cui noi siamo stati gli ospiti che non si siedono con loro. Questi uomini erano veri immigrati che arrivarono dall’Africa a bordo di una barca. È stato chiesto loro di lavorare due giorni interi, preparati anche a comprendere il concetto e il fatto che quest’immagine fosse una finzione, una metafora e che doveva comunicare un certo messaggio al pubblico. Era importante che i performer non rompessero il silenzio e la tensione tra loro e il pubblico, affinché l’immagine rimanesse intatta. Il video dell’opera è stato donato dall’artista alle Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano.
 
"Vanessa Beecroft ha proposto al mondo dell'arte una serie di performance che affondano le radici nella pittura e nella scultura antica, scegliendo e prendendo per questo all'inizio, ma non solo, performer dalla strada, non alla stregua del neorealismo del cinema italiano, ma piuttosto ispirandosi alla fase successiva, a quel realismo pittorico che fu di Pier Paolo Pasolini. Difatti, le modelle, quasi sempre tutte donne, venivano impiegate anche per fare un commento sul consumo del corpo femminile nella società dello spettacolo contemporaneo che del corpo e della sua estetica ha fatto il centro della riflessione sociale” disse G. Di Pietrantonio, curatore della mostra.
 
Che si trattasse di un'azione con cui l’arte entrava nel sociale era reso evidente anche dalle performance degli ultimi anni in cui l'artista ha impiegato sempre più donne di colore in riferimento alle prostitute nigeriane che costellano il centro storico di Genova. VB48, nel 2001, nella stessa sala di Palazzo Ducale dove si sarebbe tenuto il G8, vide trenta modelle di colore disposte come in una composizione pittorica antica; commento dell'artista in occasione del ritorno alla città natale e frutto del suo interesse per la luce di Caravaggio e per le composizioni monocromatiche, in questo caso nero su nero.
 
VB54 è la performance del 2004 tenutasi nel Terminal 5 del Kennedy Airport di New York: una cinquantina di modelle sempre di colore stavano nella lounge incatenate ai piedi con manette uguali a quelle usate dagli uffici dell'immigrazione a memoria della deportazione degli schiavi e difatti l'autorità aeroportuale non tardò ad interrompere l’azione. Performance che, partita da una composizione geometrica, via via perse la sua forma originaria.
 
Con questo l'artista passa ad inserire nel suo lavoro anche i riferimenti all'espressionismo astratto che si rese più evidente nella performance VB61 presso la Pescheria di Rialto a Venezia, nel 2007, durante la Biennale. Qui corpi di donne di colore giacciono distesi a terra schizzati dall'artista stessa con colore rosso per mettere in atto un'opera che sta tra mattanza e action painting, un modo per riflettere sui drammi di sempre della libertà dell'esistenza a seguito di soggiorni che Vanessa ha intrapreso in Sudan, terra di costanti guerre etniche.
 
La donna è ancora al centro della performance VB62 realizzata da Vanessa Beecroft a Lo Spasimo di Palermo. Ventisette donne dipinte di bianco si sono confuse a tredici statue in gesso con un richiamo alla scultura siciliana barocca ed in particolare a quella dell’artista Giacomo Serpotta (1656 - 1732, Palermo). Una ricerca voluta dalla Beecroft ed enfatizzata dallo spazio di accoglienza, la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, che ha rappresentato una nuova occasione per indagare la condizione femminile nell’arte e nella vita attraverso il corpo.
 
La performance VB65 è stata realizzata con il sostegno di TOD’S ed accompagnata da un catalogo edito da Electa con un testo critico di Giacinto Di Pietrantonio e un ricco apparato di immagini.
 
La performance è stata prodotta dal Comune di Milano-Cultura e da MiArt, in esclusiva assoluta per il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.

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