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OLTRE L’ESPRESSIONISMO ASTRATTO

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a cura di Dore Ashton
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Con una trentina di grandi tele, provenienti da musei americani ed europei e da collezioni private, il PAC dedica una mostra a Morris Louis, la prima mostra monografica in uno spazio pubblico italiano.
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Idealmente legata alla rassegna su Robert Motherwell, con la quale il PAC ha aperto la stagione artistica 1989-90 che segna i suoi 10 anni d’attività, la mostra di Louis prosegue la riflessione dull’espressionismo astratto americano e i successivi sviluppi verso la pittura “color field”.
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La selezione delle opere, curata da Dore Ashton, documenta le fasi essenziali della produzione dell’artista (nato a Blatimora nel 1912 e morto a Washington nel 1962) e ne rivela, insieme al febbrile sperimentalismo, il temperamento profondo e lirico.
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Le sue opere si collocano nel momento in cui l’Action Painting sta esaurendo la sua carica propulsiva e l’idea dell’azione non sembra più soddisfare tutte le sue esigenze, andando così oltre l’espressionismo.
La selezione delle opere, curata da Dore Ashton, documenta le fasi essenziali della produzione dell’artista e ne rivela, insieme al febbrile sperimentalismo, il temperamento profondamente lirico.
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Il percorso al PAC si apre con opere come Silver del 1953 ed Untitled del 1956 che testimoniano il suo contatto con l’Action Painting: sono lavori molto carichi, attraversati da intricati arabeschi, da sovrapposizioni di colore, da esplosioni di forme in un esuberante disordine espressionista, ancora legato alla pittura di Jackson Pollock.
Dalla metà degli anni cinquanta Louis realizza una serie di opere definite dai suoi contemporanei “dipinti a campi cromatici” (color field painting): fanno parte di questo rigoroso e originalissimo percorso di ricerca i celebri Veils (Veil).
Successivamente ai Veils, Louis esprime il suo senso istintivo del colore nella serie dei Florals, ottenuti con l’uso di un colore carico, non attenuato dalla lavatura finale, in movimento centrifugo verso i bordi della tela.
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Con la serie dei Columns (Colonne) e degli Unfurleds (Spiegature), la ricerca sul colore si spinge verso gli esiti più rigorosi e lirici: il bianco del fondo – solcato al centro da fasce di colore puro, nette, in rapido movimento rettilineo o colate lentamente dai lati – diventa presenza luminosa, vibra di una propria radiosa intensità. Gli ultimi dipinti presenti in mostra, sono “tanto vicini all’essenza del colore – come afferma Dore Ashton – quanto è possibile ad un pittore ottenere: il colore vive, attraverso le sue stesse vibrazioni, nello spazio che esso si crea”.
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EDWARD HOPPER: GLI ANNI DELLA FORMAZIONE

a cura di Gail Levin
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Promossa dal Whitney Museum of American Art di New York, una mostra di 197 opere degli anni della formazione di Edward Hopper.
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L’opera giovanile del pittore, grafico e illustratore americano tenuto a battesimo come artista nel 1920 dal Whitney Studio Club, più tardi Whtiney Museum, è documentata con una scelta di quasi 200 opere degli anni che vanno dal 1900 al 1935 circa: oli, acquerelli, acqueforti, puntesecche, disegni preparatori.
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Parallela alla mostra sull’opera più matura, presentata in Europa nei mesi precedenti, la mostra al PAC testimonia il cammino ed il progressivo delinearsi dell’arte di Hooper.
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I lavori esposti rivelano il ricorrere di motivi e soggetti comuni e di organizzazioni compositive simili a partire dai primi interessi ritrattistici del giovane allievo della New York School of Art, alle rappresentazioni realistiche di uffici, treni, alberghi e navi degli anni in cui lavorò come illustratore presso riviste economiche e popolari, all’esperienza parigina europea, fino alla produzione intensamente espressiva dell’età matura, con la sua predilezione per i contrasti drammatici e le rappresentazioni della vita urbana.
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Il catalogo della mostra è edito da Electa.
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