Come da tradizione, AMACI ha affidato ad un artista la realizzazione dell’immagine guida della 15ª Giornata del Contemporaneo: per il 2019 i musei associati hanno scelto Eva Marisaldi (Bologna, 1966) che, oltre ad aver realizzato l’immagine della manifestazione, sarà protagonista di una mostra personale diffusa su tutto il territorio nazionale.
I musei AMACI ospiteranno infatti simultaneamente e per un giorno una selezione delle opere di Eva Marisaldi, offrendo al grande pubblico la possibilità di conoscere e approfondire la sua ricerca.
 
In occasione di questa manifestazione, Il PAC espone fino al 10 novembre nella Project Room al primo piano l’installazione Dopolavoro (2013).
 
L’evento sarà un’occasione per tornare ad avvicinare le opere di Eva Marisaldi dopo la personale che l’ha vista protagonista proprio al PAC nell’autunno del 2018.
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LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE. 25 ANNI DALLA STRAGE DI VIA PALESTRO
Alle ore 23:14 del 27 luglio 1993 un’autobomba in via Palestro uccise cinque persone, ne ferì molte altre e devastò il PAC distruggendolo totalmente, segnando per sempre la storia di Milano e dell’intero paese.
La strage di via Palestro – così fu da subito ribattezzata dalla stampa – seguì, a distanza di due mesi, quella di via dei Georgofili a Firenze e precedette di appena un giorno gli attentati alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San Giorgio a Velabro a Roma.
Venerdì 27 luglio 2018, a venticinque anni di distanza, Milano ricorda la sera in cui fu colpita al cuore con una cerimonia che si terrà al PAC e in via Palestro lungo l’intera giornata.
Nella Project Room al primo piano il PAC ospita la mostra dal titolo “LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE. 25 ANNI DALLA STRAGE DI VIA PALESTRO” che raccoglie testimonianze inedite – fotografie e ricordi – di chi al Padiglione d’Arte Contemporanea in quegli anni lavorava insieme agli articoli dei principali quotidiani dell’epoca. Racconti di memorie personali a sostegno della memoria collettiva.
Per tutta la giornata fino a mezzanotte inoltre il PAC resta aperto ad ingresso gratuito per visitare la Project Room insieme alla mostra Brasile. Il Coltello nella carne collettiva che fino al 9 settembre riunisce i lavori di trenta artisti contemporanei dal Brasile.
Scopri il programma completo delle celebrazioni
Martina Melilli. Mum, I’m sorry
a cura di Chiara Agnello
In occasione della mostra personale di Teresa Margolles YA BASTA HIJOS DE PUTA, a cura di Diego Sileo, il PAC ospita nella project room un focus sull’opera video Mum, I’m sorry (2017) della giovane artista Martina Melilli, invitata dall’istituzione milanese per affinità tematiche e rimandi con l’opera di Margolles.
Mum, I’m sorry, a cura di Chiara Agnello, è un progetto di grande sensibilità sul fenomeno migratorio. Nato dal dialogo fra Martina Melilli e alcuni migranti sopravvissuti al lungo viaggio verso nuove terre, si arricchisce nel confronto con il lavoro della dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa e antropologa forense. Con uno sguardo ravvicinato, scandaglia dettagli di storie e di affetti, quel che resta di cose appartenute a corpi senza vita, pochi frammenti di oggetti scelti come essenziali, come “casa” da portare in un viaggio senza ritorno. Orologi, anelli, foto, pezzi di carta e numeri annotati suggeriscono un vissuto e speranze di nuove prospettive.
La sua ricerca è orientata nella direzione segnata dall’artista messicana Teresa Margolles, vincitrice del Prince Claus Award 2012 e scelta per rappresentare il Messico nella 53esima
Biennale di Venezia nel 2009. Con le sue 14 installazioni al PAC, Margolles esplora gli scomodi temi della morte, dell’ingiustizia sociale, dell’odio di genere, della marginalità e della corruzione generando una tensione costante tra orrore e bellezza. Studiando a fondo le dinamiche scaturite dalla violenza e le conseguenze che la paura ha prodotto nella società, Margolles preleva dagli scenari violenti elementi di vita e li trasforma in narrazioni trasportandoli negli spazi espositivi.
Analogamente l’opera di Martina Melilli, piena di rispetto e dignità verso la vita e l’essere umano, si allontana da una dimensione numerica, di massa e astratta, per portare la narrazione su un piano individuale e intimo, dove semplici “prove giudiziarie” vanno a creare un archivio di memorie. Mum, I’m sorry nasce nell’ambito di ArteVisione 2017, un progetto di Careof e Sky Academy, in collaborazione con Sky Arte HD e in partnership con il Museo del Novecento a sostegno della scena artistica italiana.
Attraverso un bando nazionale, ArteVisione offre un premio per la produzione di un’opera video e un percorso di formazione con professionisti del settore audiovisivo e visiting professor di fama internazionale. Omer Fast è stato il protagonista dell’edizione 2017 focalizzata sul tema Memoria e Identità.L’opera prodotta, trasmessa in onda in prima visione su Sky Arte HD, sarà presentata presso i Musei partner del progetto: MADRE di Napoli, MAXXI di Roma, Mart di Trento e Rovereto e Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova.
Il 5 e 19 aprile 2018 (ore 19-22), i contenuti di Mum, I’m sorry saranno approfonditi nell’ambito di due workshop aperti al pubblico, incentrati sul valore degli oggetti e sul loro potere narrative e realizzati al PAC a seguito di una visita guida alla mostra di Teresa Margolles. Nel corso dei due appuntamenti, gli oggetti saranno il centro di un’interrogazione e di una narrazione, tanto individuale quanto condivisa, per essere poi schedati e esposti. Al termine della mostra verranno restituiti ai proprietari, accompagnati dalle tracce del loro passaggio.
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Martina Melilli (Piove di Sacco, Padova, 1987) è un’artista visiva e filmmaker. Laureata in Arti Visive allo IUAV di Venezia, ha approfondito gli studi in Cinema Documentario e Sperimentale alla LUCA School of Arts di Bruxelles. La sua ricerca, connotata da un approccio antropologico e documentario, indaga la rappresentazione dell’immaginario individuale e collettivo legato alla memoria, alla Storia e alla realtà; la relazione tra l’individuo e lo spazio del vissuto; il rapporto tra l’intimo e l’universale. La collaborazione e il collettivo sono le forme di lavoro che preferisce, avvalendosi dell’apporto di esperti dei temi affrontati. Gli archivi e le collezioni sono per lei fonte d’ispirazione, materiale di lavoro e sperimentazione.
Prossimamente in uscita, My home, in Libya è il suo primo documentario di creazione prodotto da Stefilm International, ZDF/ARTE, RaiCinema, sostenuto dal MiBACT e da una borsa di sviluppo del Premio Solinas.