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IL TERRITORIO DELL’ARCHITETTURA. Gregotti e Associati 1953_2017

A cura di Guido Morpurgo. Allestimento: Studio Cerri & Associati. Ordinamento: Sergio Butti

 

In occasione dei novant’anni di Vittorio Gregotti, il PAC celebra la carriera del grande architetto Italiano con una mostra antologica, raccontando la sua ampia attività e quella del suo studio in oltre sessant’anni di progetti in Italia e all’estero.

 

La mostra inaugura una nuova linea di programmazione con la quale il PAC, durante il periodo invernale, celebrerà i grandi maestri italiani dell’architettura e del design, ponendo il loro lavoro in relazione al Padiglione come esemplare monumento del nostro modernismo. La sequenza di mostre continuerà nel 2018 con l’antologica su Enzo Mari e nel 2019 con una mostra dedicata a  Ignazio e Jacopo Gardella.

 

Dal 1953 fino ad oggi Vittorio Gregotti ha condiviso il suo studio con diverse personalità tra cui Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino, Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Hiromichi Matsui, Bruno Viganò, Carlo Magnani, Augusto Cagnardi e Michele Reginaldi oltre a Partners esterni quali Manuel Salgado e Saad Benkirane, gli Associati e a una folta schiera di collaboratori.

 

La sua attività rappresenta una sorta di unicum nell’architettura europea, caratterizzata da un’unità metodologica e un impegno integrale in tutte le scale del progetto: architettura, disegno urbano, interni e allestimenti museali, arredi e prodotto industriale, grafica ed editoria.

 

Il titolo della mostra, tratto dal titolo di un suo omonimo libro, stabilisce un’ideale continuità e una forma di rispecchiamento con il territorio dell’architettura come superficie di incontro tra contributi provenienti da altre esperienze e discipline.

 

Con 60 disegni, 40 modelli originali in scala e 700 tra riproduzioni e fotografie, la mostra guiderà il visitatore all’interno del Territorio dell’architettura disegnato da Gregotti: dalle opere degli anni ’50, attraverso i progetti antropogeografici degli anni ’70 come le università di Firenze e della Calabria e quelli per le città europee degli anni ’80 come Berlino e il centro culturale di Belém a Lisbona, fino ai progetti più recenti in Africa e Pujiang in Cina.

 

Un percorso di ricerca, ma anche una forma di resistenza contro la dissoluzione dell’architettura nella comunicazione, per riportare la figura dell’architetto nell’alveo della grande cultura europea.

 

Il catalogo della mostra, edito da Skira Editore, comprende i contributi critici di Rafael Moneo, Joseph Rykwert e Franco Purini.

 

La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’attività espositiva del PAC, con il contributo di Alcantara e Cairo Editore e con il supporto di Vulcano.

 

 

una mostra Comune di Milano – Cultura, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Silvana Editoriale

ARTE E ARCHITETTURA RADICALE

Il PAC presenta l’opera di Superstudio (1966-1978),  il collettivo fiorentino di architettura radicale e radical design che non solo ha influenzato il modo di pensare e progettare di grandi architetti come Zaha Hadid, Rem Koolhaas e Bernard Tschumi, ma ha definitivamente messo in discussione il confine tra arte e architettura, affermandosi come l’ultima grande avanguardia italiana.

 

L’allestimento ricostruirà i progetti più importanti di Superstudio,  riunendo i pezzi di design più iconici, le installazioni e i film e costruendo un dialogo con 19 opere realizzate da altrettanti artisti contemporanei che dalla ricerca del collettivo fiorentino hanno tratto materia per il proprio lavoro.

 

Curata da Andreas Angelidakis, Vittorio Pizzigoni e Valter Scelsi, la mostra ricostruirà i progetti più importanti di Superstudio,  riunendo i pezzi di design più iconici, le installazioni e i film e costruendo, come parte del modello di urbanizzazione totale proposto da Superstudio, un dialogo con le opere di 21 artisti contemporanei che dalla ricerca del collettivo fiorentino hanno tratto materia per il proprio lavoro: Danai Anesiadou, Alexandra Bachzetsis, Ila Beka and Louise Lemoine , Pablo Bronstein, Stefano Graziani, Petrit Halilaj and Alvaro Urbano, Jim Isermann, Daniel Keller and Ella Plevin, Andrew Kovacs, Rallou Panagiotou, Paola Pivi, Angelo Plessas, Riccardo Previdi, RO/LU, Priscilla Tea, Patrick Tuttofuoco, Kostis Velonis, Pae White.

 

LUIS DOMÈNECH Y MONTANER ARCHITETTO: 1850 – 1923

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a cura di Vittorio Gregotti
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Luis Domènech y Montaner architetto: 1850 – 1923 è una mostra di schizzi e acquerelli originali di uno degli architetti più importanti spagnoli e il più importante insieme a Gaudì nella Barcellona a cavallo tra Ottocento e Novecento.
La mostra presenta molte fotografie in bianco e nero, ma in particolare è centrata su schizzi e acquerelli originali e inediti.
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Luis Domènech y Montaner è un protagonista conosciuto finora solo dagli addetti ai lavori. Un protagonista del modernismo, uno dei due grandi di Barcellona; se Gaudì era l’artista, lui era il razionalista, il rigoroso. La sua attività si inserisce nel “plan Cerdà”, il piano urbanistico di Barcellona, uno dei progetti più interessanti di allora, per metà realizzato nel giro di trent’anni.
Aveva un’idea di razionalità molto legata alla ricerca di uno stile nazionale; grande uso del mattone, per esempio, strutture in ferro, e naturalmente l’interesse per la decorazione, con tutti i simbolismi che ne possono derivare.

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Vittorio Gregotti
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